Sostare. Il tempo senza scuola.

Questo è il momento in cui la scuola ci manca. Manca a tutti. Alle famiglie, agli studenti stessi (ancor più a loro!) e agli insegnanti. Il momento in cui sono state chiuse le scuole per molti ha coinciso con la presa di coscienza della gravità della situazione legata alla pandemia di Covid19.

 Mani Tese, in questo periodo sospeso che ci accompagna da settimane, ha iniziato una serie di webinar volti a dare supporto soprattutto agli insegnanti che si trovano in questo momento nella necessità di inventare una scuola nuova. Ma il webinar-intervista a Franco Lorenzoni è ricco di spunti per tutti gli attori: ragazzi, genitori e insegnanti. Si tratta di circa 40 minuti di intervista seguiti da domande dei partecipanti. Sono molti gli spunti interessanti, non solo per gli insegnanti, ma anche per i gestori della scuola. Gran parte del discorso di Lorenzoni ruota intorno all’importanza della socialità per l’apprendimento e all’importanza della conoscenza.

Un organizzatore sociale.

La scuola ci appare oggi più che mai come un potente organizzatore sociale. E’ difficile lavorare da casa quando a casa ci sono due o tre figli in età scolare o prescolare. E in questo momento gli insegnanti sono chiamati, con l’insegnamento in remoto, a entrare nelle case dei loro alunni. Si rendono conto che non tutti hanno un collegamento internet utile o, banalmente, un luogo tranquillo da cui collegarsi. Questo è un forte segno di diseguaglianza che a scuola non si notava. Che fare come insegnanti ora?

Leggerezza e gradualità.

Lorenzoni suggerisce di usare leggerezza e gradualità. Cercare cooperazione e creatività: non riproporre a distanza la stessa modalità di scuola. E’ il periodo della sosta. E sostare può voler dire avere tempo per fermarsi a pensare senza avere paura del programma che non verrà svolto o non verrà svolto in modo così approfondito. E poi sfruttare questo tempo estraneo che viviamo. Allora l’insegnante può forse cercare con i propri alunni informazioni nelle notizie che possano poi essere commentate. Potranno forse studiarne le fonti, la plausibilità, le basi scientifiche. Come Franco Lorenzoni fa notare, oggi viviamo un enorme spot pubblicitario della conoscenza. Senza sapienza e conoscenza non possiamo combattere il virus. Ma l’analogia si ferma qui perché combattiamo basandoci sulla conoscenza e cooperazione e non con le armi e l’odio, nonostante l’analogia persistente con la guerra di alcuni mass media.

Tessere un filo.

Per quanto ottimista, Lorenzoni non nasconde che le difficoltà sono grandi proprio perché fare scuola vuol dire avere relazioni. Senza il contatto fisico si crea difficilmente conoscenza. E allora suggerisce di tessere un filo, piuttosto che dare tanti compiti online, di fare sentire la propria voce e di ascoltare. Anche se a distanza. Ma al di la’ dello schermo c’è la casa e la famiglia. E allora l’ultimo spunto che Lorenzoni lascia è quello del tempo genitori-figli. Auspica un tempo non contratto o sincopato. Un tempo rilassato che permetta, magari, di riportare alla luce le memorie di tutti. Cercando semplicemente le piccole cose di quell’ambiente che nella corsa di tutti giorni ci sfugge, che è la casa.

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