La crisi della democrazia (e, a monte di essa, della politica) è sotto gli occhi di tutti e ha generato un dibattito di grande ricchezza. La crisi delle ideologie, che ha messo all’angolo i partiti tradizionali facendo loro perdere i livelli di fiducia che caratterizzavano i rapporti tra di essi e i loro aderenti, ha agito indebolendo, se non annullando, la capacità dei partiti e delle loro ideologie di essere mediatori tra gli aderenti e le prese di posizione sulle questioni di carattere sociale, economico e squisitamente politico. I partiti tradizionali non hanno ancora capito come rivitalizzare il rapporto con i loro aderenti, mentre hanno una stagione di successo, da una parte, i partiti che sanno coinvolgere le persone in processi virtuali di decisione, in cui è forte l’impressione di avere il controllo, e quelli che riflettono i problemi di singole fette della società senza cercare in alcun modo progetti capaci di dare risposte coerenti ai problemi del paese, e in senso più generale del pianeta, nel suo complesso. Il digitale, infatti, può mettere in scena dei processi che anche se non sono davvero partecipati lo sembrano perché non sono visibili i centri di potere che li condizionano e può tenere separati gruppi sociali con interessi diversi, in modo che ciascuno di essi possa ritrovarsi rappresentato da soggetti che rispondono in modo puntuale ai suoi interessi senza che vi siano programmi credibili per dar risposte a tutti i gruppi nel loro insieme. E’ chiaro che le fake news e le attività manipolatorie, sviluppate per esempio nella campagna elettorale USA, possono incrementare l’efficacia di queste politiche, ma appare chiaro che la crisi della politica lasci comunque uno spazio sempre più ampio a proposte che rispondono agli interessi immediati invece che alle attese intergenerazionali dei cittadini e il digitale, per quanto ricordato sopra, indebolisca sempre più la capacità dei cittadini di farsi delle opinioni non condizionate.
La partecipazione politica può venire incontro a tutto questo a condizione che assuma le forme di una partecipazione a progetti, siano essi progetti di politiche economiche o sociali, locali o internazionali, oppure di azioni di mobilitazione sociale, con elementi di sperimentazione, di coinvolgimento o quant’altro o, infine, di propaganda presso settori della popolazione. Assumendo la forma di progetti, infatti, la partecipazione richiede e dà ai partecipanti una consapevolezza capace di fare a meno del cappello ideologico che i partiti tradizionali non forniscono più e li rende più forti dai tentativi di condizionamento che possono subire. La partecipazione attiva è in qualche modo una nuova chance per la democrazia e per la politica.
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