Nell’ambito del filone tematico su come rafforzare le nostre democrazie europee, i Copernicani hanno condivido una riflessione collegiale sull’uso del voto elettronico nelle elezioni politiche nazionali ed europee, valutandone le opportunità e i fattori critici seguendo il processo descritto in questo post.
Riportiamo la versione estesa del testo postato sulla piattaforma digitale della Conferenza che sintetizza le idee espresse dai relatori intervenuti all’incontro dello scorso 18 febbraio.
Per il lettore che ha fretta, in estrema sintesi, i Copernicani sono contrari al voto elettronico in quanto non possiede i requisiti presenti invece nei sistemi tradizionali, che hanno dimostrato una solidità in grado di costruire e mantenere la fiducia della cittadinanza”.
L’associazione Copernicani (www.copernicani.it) è un’associazione italiana non-profit e indipendente focalizzata sui temi dell’innovazione che si prefigge un ruolo di impulso per portare l’Italia a pensare digitale dalla società alla politica, all’economia, alla cultura.
L’associazione ha apprezzato la Conferenza sul futuro dell’Europa e ha deciso di partecipare presentando la propria opinione collegiale su uno degli argomenti di discussione.
Tra gli argomenti proposti dalla Conferenza è stato scelto Proteggere le nostre democrazie con elezioni libere e regolari, appartenente alla categoria Democrazia europea. Più specificamente si è deciso di esprimersi sul tema del voto elettronico per la partecipazione ai processi democratici poiché questo argomento è stato particolarmente approfondito nelle attività associative.
Metodo di partecipazione
La scelta delle categorie e dell’argomento di partecipazione è avvenuta tramite una votazione aperta a tutti i soci; a seguire è stato organizzato un incontro online sul tema. All’incontro hanno partecipato degli esperti in materia, membri dell’associazione o specialisti esterni su invito, così come altri soci che hanno presentato le proprie considerazioni.
L’opinione dell’associazione
Il voto elettronico deve essere inquadrato nei principi costituzionali della Repubblica Italiana che, all’articolo 48, prevedono che il voto sia “personale ed eguale, libero e segreto”.
Il ricorso a processi di voto elettronico può avvenire sia per lo svolgimento di elezioni nei seggi tradizionali sia per l’effettuazione del voto a distanza. All’atto pratico, tuttavia, il voto elettronico nei seggi tradizionali esso non presenta vantaggi tangibili rispetto ai metodi tradizionali.
Riguardo al voto a distanza una prima considerazione è che esso non rappresenta una modalità di voto “universale” poiché non è in grado di garantire a priori il rispetto delle previsioni costituzionali. E’ tuttavia una soluzione atta a permettere la partecipazione elettorale ad alcune categorie di cittadini non in grado di raggiungere i seggi elettorali di appartenenza, come per esempio i residenti all’estero, gli studenti fuori sede o i malati intrasportabili. Come appena accennato, il voto a distanza svolto con le modalità attuali – quindi non tramite voto elettronico – presenta delle peculiarità che non rendono certo il rispetto dei requisiti costituzionali. Nelle modalità attualmente in vigore per i cittadini all’estero (voto raccolto su schede cartacee non compilate in seggi chiusi) non è infatti certo e garantito il rispetto dei requisiti di voto personale e segreto.
Quanto sopra esposto potrebbe far ritenere che il voto elettronico sia una possibile soluzione. Come associazione evidenziamo invece che esso presenta diversi aspetti problematici che rappresentiamo.
Uno dei principi fondamentali di un sistema di voto è la possibilità di effettuare un auditing trasparente del processo elettorale. Il sistema di voto tradizionale permette di svolgere agevolmente queste attività tramite il paper trail, mentre ciò non risulta possibile per un sistema elettronico in cui l’auditing deve essere effettuato su un database.
La trasparenza e la comprensibilità del processo di voto per gli elettori non è solo un elemento fondamentale della partecipazione democratica, ma una condizione essenziale per l’esistenza e la sopravvivenza stessa delle democrazie. Poiché infatti il processo di voto è alla base del funzionamento di una governance democratica, occorre che i cittadini abbiano fiducia nel voto affinché abbiano fiducia nel sistema democratico. La governance democratica di un paese è essenzialmente fondata sulla fiducia, la fiducia deve essere spontanea nella cittadinanza e il processo di voto è un elemento fondante la costruzione della fiducia. L’abbattimento della fiducia nei processi di voto è pertanto una potenziale minaccia per il mantenimento delle governance democratiche.
Inoltre, ciò che minaccia la fiducia in un processo di voto non è solo la sua reale o potenziale vulnerabilità (come per esempio nel caso di un attacco DDOS) ma anche la semplice incertezza sulla sua sicurezza e affidabilità. In altri termini, per minare la fiducia in un processo elettorale non è necessario che siano scoperti brogli, ma è sufficiente che la collettività abbia dubbi, spontanei o indotti, sulla sua solidità. Ciò è sufficiente perché, a seguire, possa venire meno in modo sostanziale e diffuso la fiducia nella legittimità del sistema democratico e delle istituzioni.
Attualmente non esistono sistemi di voto digitale il cui funzionamento sia comprensibile e verificabile dal singolo cittadino-elettore, ma questo requisito è fondamentale per il mantenimento della fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Al proposito è esemplare la sentenza della corte costituzionale tedesca del 3 marzo 2009 che ha definito incostituzionale il voto elettronico poiché i passaggi essenziali del voto e della constatazione del risultato non possono essere esaminati in modo affidabile e senza alcuna conoscenza specialistica della materia da parte di qualsiasi cittadino.
Occorre anche tenere conto del fattore di potenziamento degli effetti introdotto dai processi e dai sistemi digitali: se un sistema di voto elettronico nazionale venisse compromesso, la dimensione della compromissione sarebbe incomparabilmente superiore a disfunzioni nei processi di voto tradizionali presenti a livello locale.
Conclusioni
Queste considerazioni portano a concludere che il voto elettronico non possiede i requisiti presenti invece nei sistemi tradizionali, che hanno dimostrato una solidità in grado di costruire e mantenere la fiducia della cittadinanza.
Anche nel caso del voto dei cittadini residenti all’estero il voto elettronico non è di conseguenza ritenuto una soluzione applicabile; le carenze di sicurezza del voto per corrispondenza attualmente in atto per gli italiani all’estero potrebbero essere invece superate con la predisposizione di seggi in sole 43 città all’estero, che permetterebbero di fare votare in presenza l’84,35% dei nostri connazionali, limitando la possibilità di voto a distanza – e i conseguenti rischi di frodi e abusi – ad una porzione residuale di aventi diritto.
La partecipazione attiva dei cittadini alla vita democratica non è però limitata al voto elettorale. Esistono altri processi costitutivi delle democrazie quali il dibattito pubblico, l’elaborazione di proposte di legge o di emendamenti, la proposta di consultazioni referendarie. Per questi processi l’impiego delle tecnologie digitali rappresenta un abilitatore della pubblica discussione politica in grado di attribuirla direttamente ai cittadini senza l’intermediazione dei soggetti politici tradizionali.
La possibilità di ricorrere alla firma digitale per la presentazione di iniziative legislative popolari prevista dall’articolo 71 della Costituzione, introdotta dalla legge n. 108 del 2021, rappresenta un primo esempio in tal senso. È auspicabile che l’impiego delle tecnologie digitali per favorire il dibattito politico e la disintermediazione della partecipazione democratica non elettorale venga ulteriormente sviluppato.
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