Perché un forum su Digitale e Democrazia?
Nell’immaginario collettivo doveva essere un catalizzatore dei valori democratici, uno fattore abilitante per allargare la partecipazione civica, ma oggi si è meno fiduciosi che la diffusione delle tecnologie digitali rafforzi la qualità delle nostre istituzioni, anzi. Neppure si è troppo convinti della sua neutralità.
La trasformazione digitale rispecchia e amplifica i lati buoni e quelli cattivi dei comportamenti sociali. E questo vale altresì per i fenomeni di rappresentanza e mobilitazione “capaci di usare la rete” che si chiamino Trump o le Sardine.
Perché un luogo di riflessione su digitalizzazione democrazia? Ce lo ha suggerito uno studio condotto nel 2019 da Pew Research su un campione certamente non rappresentativo ma altamente esperto in materia. Interpellando un migliaio tra tecnologi, sviluppatori, politici, manager, ricercatori e attivisti, venne chiesto loro se, nel prossimo decennio, la tecnologia avrebbe indebolito, rafforzato, o lasciato inalterata la qualità delle nostre democrazie. Circa la metà degli intervistati è allineato nell’attribuire alla rete, piattaforme private e sistemi di intelligenza artificiale, un potere destabilizzante sulle istituzioni democratiche. Un terzo è possibilista sulla capacità dell’uso mirato della tecnologia per espandere la portata e l’efficacia dei principi democratici. Il rimanente non si aspetta cambiamenti rilevanti. Proprio come la tecnologia ha amplificato i fenomeni di polarizzazione, disinformazione, dirottamente della percezione (perception hacking), sorveglianza, manipolazione e assuefazione, sarà sempre il cambiamento digitale etico e consapevole la via per reinventare innovative forme di partecipazione e legittimazione delle istituzioni democratiche?
Da qui l’idea di un forum internazionale, un luogo di riflessione e confronto tra accademia e attori politici di ogni latitudine. Un appuntamento biennale verso il quale confluisce la ricerca e le sperimentazioni del laboratorio politico mondiale, selezionando attraverso una Call for Paper, proposte e ipotesi più creative, provocatorie, propositive. Dall’Università di Sao Paulo all’Institute Weizman di Israele, dal Kenya a Taiwan, la prima edizione del Forum ha raccolto una quarantina di lavori da studiosi di tutto il mondo. Lato politica, all’appuntamento del prossimo 10 e 11 dicembre, hanno aderit tra gli altri, Věra Jourová commissaria europea per Valori e Trasparenza, il sociologo e ministro spagnolo Manuel Castells, l’ex primo ministro e presidente della commissione europea Romano Prodi, l’accademico Jeffrey Sachs.
In origine l’intenzione era organizzare il Forum a Venezia, città caratterizzata per il suo particolare sistema di governo che assicurò alla Repubblica Serenissima cinque secoli di stabilità politica sfumata per effetto di fattori esterni: l’aggressione napoleonica. Saranno invece due pomeriggi di sessioni online a metà strada fra conferenza e workshop, case studi e dialoghi. Programma e partecipazione registrandosi a https://ifdad.org/
E’ tempo di reagire. La democrazia non è una commodity, e neppure sostituibile con surrogati vari.
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