In ogni programma televisivo, giornale o libro Internet viene definita come uno spazio di mondi e relazioni virtuali. Non è affatto così. Internet è una cosa molto reale.
È la sede della dimensione immateriale del mondo che, nel Ventunesimo secolo, è la maggiore base delle relazioni sociali ed economiche delle persone e delle aziende.
Oggi non è così per tutti. Non ancora. Ma lo è a velocità crescente per una parte sempre maggiore delle nostre società.
Il nostro modo di lavorare, di relazionarci, di informarci, di restare in salute, di divertirci, di fare qualunque attività, in misura crescente passa e passerà attraverso internet e i sistemi (dispositivi e software) che abilitano questa attività.
Le nostre possibilità di interazione sociale sono sempre più definite dai dati e dalle relazioni che ci rappresentano nella dimensione immateriale dell’infosfera, custoditi da poche aziende globali.
Un famoso aforisma dello scrittore W. Gibson recita: il futuro è già qui, solo che non è distribuito in modo uniforme. Ecco, alcuni di noi vivono già un quotidiano che per molti altri di noi è ancora futuribile.
Per certe persone sono normali alcuni comportamenti e attività che per altre sono impensabili o – al massimo – “cose da film”. Alcuni traggono beneficio dall’utilizzo, anche quotidiano, di servizi e sistemi che per altri sono diavolerie incomprensibili. E che talvolta, pure, inducono timore. Lo stesso timore può averlo provato un nativo americano, sempre vissuto nelle praterie, se esposto alle innovazioni di una città all’inizio del secolo scorso.
La società è insomma sfilacciata tra chi vive un presente molto simile al passato e chi vive in un futuro molto simile alla fantascienza. Ed è un fatto che questo divario si stia allargando, con velocità crescente. La fisica, l’elettronica, le tecnologie digitali sono le principali responsabili di questo “sfilacciamento” della società che genera incomprensioni, disagio e finanche timore.
Viviamo letteralmente in epoche diverse. Usiamo codici e pratiche che risultano di difficile comprensione e accettazione dai rappresentanti più estremi di questa disparità.
Dato che quella digitale è una tecnologia trasversale che viene usata in ogni settore della società (gli economisti le chiamano GPT, General Purpose Technologies) i suoi effetti si propagano ovunque. Non ci sono state moltissime tecnologie di questo tipo nella storia; ad esempio sono GPT il fuoco, il motore a vapore, l’elettricità, la ferrovia.
Ma a differenza di altri casi precedenti le tecnologie digitali non evolvono e non producono i loro effetti a velocità costante. Lo fanno bensì a velocità crescente.
Il risultato è che la distanza tra quei due estremi della società (“avanguardie” e “retroguardie”) tende ad aumentare. Aumentano così incomprensioni, disagio e tensioni che si manifestano nella società in molti modi.
Non giova schierarsi dalla parte dei neo-luddisti che ritengono che il futuro sia pericoloso o che l’evoluzione delle tecnologie metta irrimediabilmente in crisi le strutture sociali.
Ma non si deve cadere nemmeno in un acritico atteggamento futurista, certi della radiosa magnificenza del futuro, come scrisse Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto Futurista del 1909: «Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell’umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro».
Non tutto ciò cui aspirano o immaginano i sacerdoti del culto delle avanguardie è positivo. Non tutto ciò che lamentano i soloni delle retroguardie è negativo. Tuttavia, molto è inevitabile.
La strada è segnata e certi fenomeni di base, determinati dallo sviluppo tecnologico, a sua volta determinato dalla evoluzione della ricerca nella fisica, sono inarrestabili.
Mentre per molti secoli è esistita una società sostanzialmente materiale, la società immateriale – che da quella materiale origina – è uno sviluppo recente nella storia dell’uomo. Recente ma con una crescita poderosa. Si stima che nel 2030 arriveremo a cinquecento miliardi di dispositivi connessi alla rete con una conseguente, enorme crescita dell’economia immateriale.
Tentare di opporsi a tale prospettiva risulta futile, anzi, controproducente perché nel farlo si impegnano energie e risorse.
Le società sono plasmate dalla tecnologia. Ma lo sviluppo di quest’ultima può e deve essere guidato, e può e deve tendere a un ideale di benessere sociale il più ampio possibile. In questo senso è importante che intellettuali non tecnologi e intellettuali tecnologi si avvicinino contaminandosi a vicenda. È necessario che la politica si sforzi di capire in profondità i radicali mutamenti imposti dall’evoluzione tecnologica. Solo così è possibile trovare una sintesi, un punto di equilibrio tra tutela dell’esistente e promozione del futuro.
Per questo è opportuno comprendere e governare certi aspetti più di dettaglio: per accompagnare l’evoluzione della società in modo da rendere le trasformazioni e le discontinuità, meno traumatiche possibili e massimizzare il potenziale offerto dalle tecnologie.
Così è possibile anche dare una giusta dose di fiducia nel futuro a chi è più pessimista, riconoscendo e difendendo valori base e loro evoluzioni; cercando di sfruttare la profonda trasformazione che stiamo vivendo per rendere più inclusiva e meno sfilacciata la società.
Non è un percorso esente da errori, anzi. E’ un percorso iniziato molti anni fa, con la nascita dei primi sistemi di partecipazione concepiti perlopiu’ da informatici che proiettavano le loro competenze e le loro moalita’ operative al dominio della partecipazione amministrativa e politica.
Dalle prime esperienze di Agorà telematica alle più recenti esperienze di supporto alla deliberazione o alla valutazione di istanze, il percorso è stato lungo ma non si può assolutamente considerare concluso. Come ogni progetto software, esso non è mai concluso. Cambiano le sintassi, le modadlità relazionali, gli strumenti a disposizione delle persone ed anche la conoscenza diffusa in grado di alimentare la partecipazione.
In tutto il mondo aumentano le esperienze significative e si traggono dei bilanci di tappa; la conoscenza tecnologica, quella sociologica e quella del dominio applicativo specifico si contaminano sempre più contribuendo l’evoluzione da una fase pionieristica, a silos, ad una più matura, consapevole e governata.
In generale si osserva un passaggio dal concetto di E-democracy, inteso come l’applicazione del digitale ai meccanismi di funzionamento della democrazia, soprattutto nel voto, al concetto più ampio e ricco di E-participation, ovvero l’utilizzo di supporti informatici per aiutare le comunità di tipo politico a vivere ed agire in rete
Con questo libro bianco i Copernicani cercano di inserirsi in questo filone di sviluppi per offrire un punto di vista multidisciplinare maturato anche in molti anni di partecipazione politica ed istituzionale a tutti i livelli.
Copernicani si inserisce in un percorso di ricerca collettivo e aperto: un modo in cui l’Associazione si propone di perseguire i propri obiettivi è indicato già nello Statuto, ovvero non la ridefinizione in chiave tecnologica della organizzazione politica del paese, ma lo sviluppo di software di supporto alla gestione della vita associativa.
Il software è la leva strumentale con cui viene declinata la governance fissata nello Statuto e nei regolamenti; l’associazione stessa è così un laboratorio vivente in cui vengono analizzate esperienze a livello globale, rilevate le migliori pratiche, adattate al contesto e sperimentate, integrando o realizzando il software necessario
Modalità operative, regolamenti, e software realizzato non sono patrimonio esclusivo dell’Associazione, verticalmente integrati con essa ma, grazie all’adodzione di licenze d’uso libere, sono resi disponibile a chiunque li voglia sfruttare, elaborare e modificare.
Questo libro/wiki bianco definisce la cornice di riferimento delle nostre modalità operative e della proposta i sistemi di partecipazione.
Chiunque fosse interessato a contribuire al libro bianco e/o ai sistemi software, può indicare la disponibilità scrivendo a info@copernicani.it
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